Un dramma nel dramma: la storia di Vincezo Tròili.
Durante la Grande Guerra, accanto al dramma dei mutilati e degli invalidi, ci fu un dramma nel dramma, quello delle esecuzioni sommarie: queste morti prive di una “memoria ufficiale” furono condannate all’ignominia e seppellite da una vera e propria congiura del silenzio.
E tra gli umbri che entrarono nel numero di coloro che vennero fucilati nel corso di una esecuzione sommaria ordinata per reprimere “fulmineamente” l’indisciplina delle truppe c’è anche Vincenzo Tròili di Argentigli di Norcia, oggi un piccolo borgo disabitato di cui restano solo ruderi. Nacque il 31 ottobre 1897 da Domenico e Maria Alessandrini che nelle trincee slovene di Peciuka persero anche l’ altro figlio Pietro di soli 21 anni.
Vincenzo Troili era un giovane fornaio che nel 1916, come tanti altri, venne chiamato alle armi per la mobilitazione generale. Inquadrato nel 69° Reggimento fanteria (Brigata Ancona), nel dicembre di quello stesso anno raggiunse la zona dichiarata in stato di guerra. Morì a soli 20 anni a Foza, il 20 novembre 1917, in seguito a fucilazione alla schiena per reato di ammutinamento. Il suo foglio matricolare non è stato aggiornato a causa della mancanza di documenti probatori per cui non è stato possibile documentare le circostanze che portarono alla sua morte.
La coincidenza della data di fucilazione ci fa pensare che Vincenzo Troili sia stato uno dei 36 soldati fatti fucilare per ripristinare la disciplina nelle truppe dopo la rotta di Caporetto su ordine del generale Andrea Graziani, che fu zelantissimo nell’applicazione di questa crudelissima norma di guerra. Né si fece maggiore scrupolo di reprimere ogni tentativo di militari isolati o in gruppo, rimasti chiusi nella terra di nessuno, di darsi prigionieri al nemico, prescrivendo che su di loro si dirigesse, “implacabile giustiziere”, il fuoco delle artiglierie e delle mitragliatrici.
Fonti: Sezione di archivio di Stato di Spoleto, Fogli matricolari, 1897, matricola: 14522.