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30
Ago

Testimonianze: Giulio Rosi, 6° Reggimento Alpini, Battaglione ‘Vicenza’

Rosi GiulioGiulio Rosi nasce a Castelvecchio, frazione del Comune di Preci, il 30 gennaio 1899 da Settimio e Rosa Manzi. È quindi uno dei ragazzi del ’99, le giovanissime reclute che nel 1917, al compimento dei 18 anni, vennero mandate in prima linea sui campi di battaglia. Fu l’ultima leva di 265 mila italiani chiamati a ‘resistere, resistere, resistere’ sul fiume Piave e sul Grappa e che contribuirono in modo decisivo alla Vittoria, spesso anche a costo della vita perchè molti di loro non sono mai più tornati dal fronte.

Dal foglio matricolare riusciamo ad avere diverse notizie su Giulio Rosi, un ragazzino-soldato, minuto e non alto di statura con i suoi 85 centimetri di torace e 1,58½ centimetri di altezza. Aveva capelli castani lisci, naso e mento ‘giusto’, occhi castano chiari, colorito roseo e una dentatura sana. Caratteri fisici che ritroviamo in una sua fotografia conservata ancora oggi con cura dalla famiglia. Nella vita civile era un giovane carbonaio capace di leggere e scrivere, anche bene, come testimonia il suo diario pubblicato nel libro ‘Ancarano ricorda la Grande Guerra’ curato di Rita Chiaverini ed edito dal CESVOL UMBRIA – Quaderni del volontariato per conto della Pro Loco e della Comunanza Agraria di Ancarano di Norcia.

Giulio Rosi, matricola 9138, viene chiamato alle armi il 16 febbraio 1917 per mobilitazione generale essendo un soldato di leva di prima categoria del distretto militare di Spoleto. Viene inquadrato inizialmente nel 205° battaglione motorizzazione terrestre e, dal 5 luglio 1917, nel 6° Reggimento alpini ‘Vicenza’ per essere inviato subito nella zona di guerra. Dopo la disfatta di Caporetto Rosi viene trasferito sull’Altipiano di Asiago dove viene fatto prigioniero durante il combattimento di monte Badenecche dell’11 dicembre 1917.

Viene portato nel campo di prigionia di Milovice, in Boemia centrale. In questo campo vennero internati quasi ventimila uomini, molti dei quali morirono per epidemie di tifo e per fame. Nel cimitero di Milovice sono sepolti 5710 soldati italiani, 521 russi e 51 serbi.

Giulio Rosi, dopo la prigionia, farà ritorno in Italia l’8 gennaio 1919. Il 28 marzo 1920 è finalmente nel distretto miligare di Spoleto e viene inviato in congedo illimitato. Gli viene rilasciata la dichiarazione di aver tenuto durante il tempo passato sotto le armi “buona condotta” e di aver servito “con fedeltà ed onore”.

È stato autorizzato a fregiarsi della medaglia interalleata della Vittoria con regio decreto n. 1918 del 16 dicembre 1920 (concessone 16854) e della medaglia commemorativa nazionale della guerra 1915-1918 istituita con regio decreto n. 1241 del 29 luglio 1920 nonchè ad apporre sul nastro della medaglia la fascetta corrispondente alla campagna di guerra 1917 (concessione n. 328098.

Fonte: ‘Ancarano ricorda la Grande Guerra’ a cura di Rita Chiaverini, edito dal CESVOL UMBRIA per conto della Pro Loco e Comunanza Agraria di Ancarano.

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