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Gen

Perugia: alla stazione di Ponte San Giovanni ‘grida sediziose di militari diretti alla fronte’.

25 Nel 1917 per gli Italiani si profilava all’orizzonte la disfatta di Caporetto: molto malcontento  si era diffuso tra i militari snervati da una guerra di posizione che stava durando più di quanto il governo avesse promesso. La situazione non era migliore all’interno del Paese  dove scarseggiavano generi di prima necessità e l’indice del costo della vita era più che raddoppiato dall’inizio della guerra  tant’è che  si verificarono tafferugli in tutta Italia.

Si trattava il più delle volte di schiamazzi di poco conto anche se, soprattutto nei grandi centri industriali, i tafferugli sfociarono in veri e propri tumulti come a Torino, ad esempio, dove  i disordini si chiusero con un bilancio di 41 morti. Prefetti, commissari di pubblica sicurezza, carabinieri erano in allarme: relazioni accurate venivano spedite a Roma, al Ministero dell’Interno, per segnalare gli umori sempre meno arrendevoli della folla. In questa difficile situazione economica anche nelle campagne c’erano problemi, poiché, gli uomini abili al lavoro erano al fronte e per mandare avanti le attività era indispensabile  trovare nuova forza lavoro. Ad esempio, il prefetto dell’Umbria, il 28 settembre 1917 invia al ministero dell’interno una circostanziata relazione del comando di divisione dei Carabinieri reali in merito alle «grida sediziose emesse dai militari diretti alla fronte» verificatesi presso la stazione di Ponte San Giovanni di Perugia.

Il giorno 13 agosto alla Stazione di Assisi dovevano montare sul treno Foligno-Terontola 40 soldati diretti alla fronte appartenenti al 51° reggimento fanteria, attualmente al campo, nei pressi del suindicato paese. Di detti militari 31 erano complementari e 9 erano disertori che dovevano pure ritornare in zona di guerra. Il drappello era comandato da un caporale maggiore; alla stazione di Assisi il reparto era alquanto in disordine, ed i singoli soldati alquanto avvinazzati, davano sintomi palesi di indisciplinatezza. Mercé l’intervento del maggiore di Fanteria Guiani cav. Emilio, addetto al Comando militare di Stazione di Foligno, che viaggiava sul treno diretto a Ponte S. Giovanni, il drappello prese posto nel vagone destinato ed il convoglio subito dopo si mise in movimento. Alla stazione di Ponte San Giovanni allorché il treno si fermò, il sig. Colonnello Monaco addetto alla Divisione militare di Perugia che trovavasi pure in viaggio proveniente da Assisi, incaricò un Brigadiere dell’arma di servizio al convoglio, di vigilare la vettura ove trovavansi i soldati. Nel frattempo anche il Sig. Maggiore Comandante la Stazione militare suddetta scese dal treno ed incaricò per la vigilanza dei militari in parola una pattuglia di carabinieri che prestavano servizio a quello scalo ferroviario. In quel mentre i soldati, approfittando della gente che si affollava in stazione e della sosta del treno, si misero a fare del chiasso gridando parole sediziose, ed uno di essi, non visto, tirò mezza pagnotta ad un applicato della stazione (Cingolani Ulderico) colpendolo al petto. Il ripetuto Sig. Maggiore presi accordi col capo stazione, crede opportuno far avanzare il treno di quel tanto che poteva bastare perché il vagone in cui erano i soldati fosse portato lontano dalla banchina e ciò per evitare la scena disgustosa al pubblico presente. I carabinieri alle prime grida indisciplinate intimarono il silenzio ai soldati ma quanto il treno si fermò per il nuovo spostamento, cominciarononuove grida “abbasso i carabinieri, abbasso gl’imboscati, abbasso Cadorna, viva i disertori”. A tale punto il Brigadiere a Cavallo Laugni Antonio della stazione di Foligno, avendo visto il soldato che profferiva verso di lui la frase “Abbasso i carabinieri”, lo fece scendere dal treno per trarlo in arresto ed allo scopo lo consegnò provvisoriamente ai due militaridell’Arma che erano seco. Poscia corse subito dal Signor Colonnello Monaco che già una volta aveva messo al corrente degli atti indisciplinati che commettevano i soldati, per avvertirlo quindi che in base alla frase ingiuriosa udita verso l’Arma doveva arrestare un soldato. Il Sig. Colonnello rispose “Faccia pure”: ed il Brigadiere gli fece anche presente che il suo servizio era ultimato e che da Ponte S. Giovanni doveva rientrare a Foligno al proprio Comando. Il detto sottufficiale portatosi nuovamente presso il vagone dei militari vide che quasi tutti erano scesi e nella confusione poiché il treno stava per partire il soldato che provvisoriamente era trattenuto dai Carabinieri era fuggito a questi rimontando sul vagone. In quel mentre giungeva ancora il Sig. Maggiore più volte accennato il quale, visto della confusione, per evitare disgrazie, prima che il treno si fosse messo in moto, d’accordo coi carabinieri, per misura di prudenza, fece risalire nel vagone i soldati che ne erano discesi ed il treno partì. Il soldato che doveva essere arrestato fu identificato dal Brigadiere e chiamasi Rosatti Mario. Si sommette inoltre che il Comando Militare dello Scalo di Terontola, con telegramma pervenuto a quest’Ufficio nelle prime ore del giorno 14, riferiva che alla stazione di Magione erano fuggiti dal treno proveniente da Foligno la sera avanti, due soldati del drappello di cui è oggetto il rapporto. I fuggitivi si chiamano De Lucia Raffaele e Saliani Giuseppe del 51° reggimento fanteria facenti parti di quei 9 soldati che già ricorsero nel reato di diserzione: furono disposte immediate ricerche fin qui riuscite infruttuose. Da parte dei viaggiatori come delle persone che si trovavano sulla banchina della stazione di Ponte S. Giovanni furono fatti commenti sfavorevoli sull’accaduto».

Analoghi episodi si verificarono anche in alcune stazioni delle province di Alessandria, Ancona, Arezzo, Ascoli Piceno, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Firenze, Forlì, Ravenna, Torino, Roma e provincia, Reggio Emilia, Pisa, Padova, Novara, Modena, Messina.

Fonti: Archivio Centrale dello Stato (Roma),  PS AG5, Prima guerra mondiale, b. 67, fasc. 128, sottofasc. 47;  A5G, Prima guerramondiale, b. 68, fasc.134.

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