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Apr

Le memorie di Luigi Campana di Cerreto di Spoleto

Luigi Campana nasce nella frazione di Bugiano (Cerreto di Spoleto) il 16 ottobre 1891 da Filippo e Maria Nicolucci. Di professione contadino era in grado di leggere e scrivere. Dal foglio di congedo illimitato – messo a disposizione dal nipote Luciano Campana – possiamo trarne la seguente descrizione fisica: ‘statura metri 1.66, capelli neri, occhi grigi; sopracciglia nere; colorito roseo; dentatura sana; fronte bassa; naso aquilino; bocca grande, mento rientrante; viso piatto’. Viene arruolato il 23 ottobre 1911 nel 10° reggimento artiglieria di Caserta, e dopo il trasferimento al 36° reggimento artiglieria avvenuto il 30 giugno 1912, viene congedato il 25 novembre 1913. Richiamato alle armi per mobilitazione generale il 17 aprile 1915, così descrive in un memoriale indirizzato ai propri familiari (Riepilogo della mia vita, settembre 1970) la sua esperienza durante la Grande Guerra:

di nuovo al R.A. Foligno per la querra (…) A Foligno sono partitoper la querra il 4 maggio 1915; l’8 maggio a Udine. Fino a febbraio 1916 siamo stati nel Friuli di fronte a Gorizia, quelchè o visto e passato in cuel fronte è incredibile ma per la mia voglia e con l’aiuto del Signore mi sono salvato e o salvato la vita di alcuni compagni. (…) Il mese di Febbraio 1916 con la mia Batteria ci mandarono in Albania. Preso il treno a Cirvignano (Cervignano del Friuli) per via Angona (Ancona), Roma, Foggia, Bari, Taranto. A Valona rivassimo il 22 Febbraio; nella detta terra ci stiedi 20 mesi, girassimo tutta l’Albania. Forse fu la mia salvezza ma non dico le sofferenze, specie i primi tempi, tutti deserti, senza strade, ci volevano tre giorni per rifornire la Batteria che fra i cuali anche io ero addetto al rifornimento, tutto a soma con i muli ma fra l’altro il peggio era la fame, la sete, le pulce e i pitocchi, era tutta terra infetta, bensì si facevano bollire i panni, emntre che stavano spasi per asciugarli si vedevano da camire (camminare) da lontano, cosa che non ci si crede. Io stavo cuasi sempre fuori della Batteria, per rifornire altri corpi. Ero sempre benvoluto dagli Ufficiali, con tre mesi mi dietero i gradi di Caporal maggiore eppoi Sergente, ma passò poco tempo, che mi vinne la malaria e le terizie (ittero) e con stenti, accavallo da un mulo che fui accompagnato da un caporale, giunsi all’Ospedale Algiocastro (Argirocastro, in Albania meridionale) a fare la quarantena. Il 23 dicembre 1917 mi mandarono a casa per venti giorni di convalescenza (…). Finita la convalescenza ritornai a Bari al 35° artiglieria, ove passi una vita discreta, spesso mi mandavano di scorta con armi e munizioni al fronde dopo la ritirata di Caporetto ma consegnato il materiale ritornavo a Bari; spesso andavo in licenza. Mi congedai il 19 agosto 1919″.

Per saperne di più: “Mia cara mamma ti bacio forte forte e ti chiedo la Santa Benedizione – Le lettere dal fronte di Alessandro De Nobili (1917-1918), cur. Rita Chiaverini, Ed. Fuorilinea, Monterotondo, 2015, pp. 62-65.

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