L’artigliere Evangelista Attili prigioniero a Meschede.
Evangelista Attili nasce ad Ancarano di Norcia il 23 giugno 1895 da Gaspare ed Angela Rosa Paolantoni. Esercitava l’arte di falegname quando viene chiamato alle armi il 28 gennaio 1915 all’età di 20 anni. Viene subito assegnato al 18° reggimento di artiglieria batterie e, due giorni prima della dichiarazione di guerra all’Austria, raggiunge il confine trovandosi immediatamente nel territorio dichiarato in stato diguerra.
In seguito allo sfondamento delle nostre linee da parte dell’esercito austro-tedesco il 24 ottobre 1917 viene fatto prigioniero mentre l’esercito italiano lascia il fronte dell’Isonzo e del Carso ed è costretto a ripiegare prima dietro il Tagliamento e poi dietro la linea del Grappa-Piave. Durante la rotta di Caporetto ingenti furono le perdite dell’esercito italiano il cui comando, proprio in conseguenza della disfatta di Caporetto, passò dal generale Luigi Cadorna ad Armando Diaz.
Evangelista Attili viene condotto nel campo di concentramento di Meschede: insieme a lui anche Giuseppe Capoccetti che, nel suo diario racconterà le vicissitudini del campo di prigionia ricordando anche altre persone di Norcia. Attili rimane a Meschede fino al 16 febbraio 1919, data del suo rientro in Italia. Il primo marzo 1919 raggiunge il campo di ex-prigionieri di Barletta, quindi l’11 aprile viene assegnato al 1° Reggimento artiglieria da Campagna con sede in Foligno. Viene posto in congedo illimitato il 20 ottobre 1919. Gli è stata concessa la “dichiarazione” di aver tenuto buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore la Patria.
Autorizzato a fregiarsi del distintivo istituito con Regio decreto 21 marzo 1916 n. 641, gli è conferita la medaglia interalleata della Vittoria e la medaglia commemorativa nazionale della guerra 1915 – 1918, istituita con Regio Decreto n. 1241 in data 29 luglio 1920, con facoltà di apporre sul nastro di quest’ultima le fascette corrispondenti agli anni di campagna 1915-1916-1917.
Muore a Norcia, ancora giovane, il 23 giugno 1938.
L’irto sentiero ovvero le mie memorie di Giuseppe Capoccetti, a cura di Rita Chiaverini, Egildo Spada, Furoilinea, Monterotondo, 2014, pp. 142, 150.