La guerra nelle foto e nelle lettere
Tra il 1915 e il 1918 gli scritti scambiati tra i soldati e le famiglie negli anni della Grande Guerra ammontano a quattro miliardi con una media di tre milioni al giorno.
Scrivere significava non essere più soli e scrivere lettere o ricevere posta aveva l’effetto di una terapia, diventava un modo di autoconservazione, di alleviare il dolore della lontananza e le difficoltà del presente. Si spiega così il bisogno quasi ossessivo di ricevere posta, testimoniato tanto abbondantemente ed espresso non di rado con un’ostinazione altrimenti difficile da spiegare. Le lettere per i soldati diventano un bisogno primario, poiché costituiscono la continuità con la propria esistenza prima della guerra, con la propria famiglia e con la propria comunità nonostante la censura e le rigide prescrizioni della posta militare. Oltre a ciò, durante la guerra, il bisogno di rivedere i propri congiunti, almeno attraverso l’immagine, diventa un bisogno acuto. L’immagine fotografica appare un autentico surrogato della presenza fisica, e quindi oggetto di un investimento emotivo anche superiore a quello della corrispondenza.