Guerra e fame passano insieme
Dopo la disfatta di Caporetto iniziata il 24 ottobre 1917, nel fronte interno la situazione divenne ancora più difficile a causa dei numerosi problemi sociali che il conflitto europeo si trascinava dietro: impoverimento di alcuni ceti sociali, disoccupazione, difficoltà nell’approvvigionamento alimentare.
In alcune realtà, come ad esempio la Valnerina e in particolare Norcia, vennero ospitati anche i profughi provenienti dal Trentino, dal Veneto e dal Friuli invasi dagli austro-ungarici e, mancando braccia per i lavori agricoli, vennero utilizzati prigionieri di guerra.
«Guerra e fame passano insieme» ed in effetti quello che rendeva difficile la vita era la penuria di grano, un problema preoccupante già prima del conflitto, quando l’Italia era ancora rimasta neutrale.
La mancanza di grano e, di conseguenza di cibo, con il perdurare del conflitto si acuì creando anche problemi di ordine pubblico a causa del malcontento che serpeggiava quasi ovunque. Ne abbiamo una testimonianza a Norcia, dove il 19 gennaio 1917 l’incaricato della distribuzione dei biglietti – ossia delle tessere per l’acquisto di grano a prezzi calmierati – è costretto a sospendere la vendita perché, sebbene protetto da due carabinieri e dall’unica guardia municipale rimasta, si ritrova al centro di un violento assembramento poiché «le donne specialmente, per ottenere per prime il biglietto, fecero un gran fracasso». In seguito a questo fatto, al sindaco Vincenzo Paris non rimane altro che far prendere nota di tutti coloro che erano rimasti privi di biglietti a causa dell’interruzione imprevista. Con il passare dei giorni però le cose peggiorano e, il 21 gennaio – come racconta al prefetto di Perugia lo stesso sindaco Paris – «fu invaso il Comune da oltre 200 persone che fecero un fracasso indiavolato» e per farlo cessare fu necessario non solo promettere che avrebbe fatto distribuire nel pomeriggio il grano rimasto ma anche richiedere la presenza di due carabinieri e del loro comandante. Purtroppo, nella distribuzione del grano ci si rese conto che non sarebbe bastato per tutte le famiglie richiedenti, quindi, fu presa nota di tutti coloro che erano rimasti sprovvisti e, il sindaco, preoccupato della brutta piega creatasi con questi ultimi, prese l’impegno di distribuire presto altro grano. Facile a dirsi, più difficile a farsi, perché, dai successivi contatti avuti con il prefetto di Perugia, il sindaco di Norcia, apprese che ci sarebbero voluti almeno 15 giorni per averlo a disposizione e poterlo distribuire alla cittadinanza.
Appresa questa allarmante notizia, il sindaco Paris volle ricordare al prefetto «l’antico assioma che con la fame non si ragiona» declinando ogni responsabilità sulle conseguenze che sarebbero potute avvenire ricordando anche il triste fatto avvenuto trentotto anni prima, nel 1879, «quando la truppa fece fuoco sul popolo manifestante e affamato, che voleva impedire la partenza di un carro di grano da Norcia » per altri lidi.
Rimanendo invariate le difficoltà di approvvigionamento del grano e, di fronte al rischio di seri problemi di sommosse della popolazione, il 14 febbraio 1917, il sindaco Paris invia un telegramma anche al ministero dell’Interno denunciando la gravità della situazione e anche il fatto che i proprietari del grano requisito lamentavano di non essere stati ancora pagati e, per sostenere la causa, telegrafa anche all’on. Carlo Schanzer il deputato di riferimento del territorio «pregandolo di far pratiche acciò mi si fosse spedito il grano in parola». Ma a nulla valsero queste ‘premure’ perché i 125 quintali di grano richiesti e pagati in anticipo arrivano a destinazione soltanto il 5 marzo del 1917 e pochi giorni dopo il sindaco Paris viene sfiduciato dal consiglio comunale nursino che, per evitare nuove elezioni in un momento così difficile per il Paese, nomina sindaco facente funzioni Filippo Allegrini.
Fonti: Archivio Storico Ccomunale Norcia, Carteggio post-unitario, 1917, b. 439, cat. XI, cl. 3, fasc. 4.