D’Annunzio e il suo legame con Mucciafora
Lorenzo è cotta l’uva di Mucciafora / corcata a solatio nel suolo arsiccio / o perncula per l’agile viticcio / della canna che ai venti più non plora. / Te la colgan le dita dell’aurora / e te la porgan folta sul graticcio /ove si muta il grappolo nericcio /in porpora di re che il vin colora”.
Sono questi i versi scritti da Gabriele D’Annunzio per decantare la bontà dell’uva di Mucciafora: sono ricordati in una lapide presente sul muro dell’antica scuola della piccola frazione del comune di Poggiodomo. Il sonetto è dedicato al pastore mucciaforino Lorenzo Flammini, amico del Vate, ed inserito nell’opera ‘Le faville del maglio’.
Dove aveva conosciuto D’Annunzio il Flammini? Secondo alcuni al fronte, durante la Prima guerra mondiale, secondo altri durante lo spostamento del gregge dai pascoli estivi a quelli invernali. D’altra parte la transumanza è al centro della poesia ‘I pastori’ che, secondo i critici, costituisce uno dei momenti più alti della lirica dannunziana in quanto il Vate tralascia il tema del superouomo per dedicarsi alla celebrazione della natura.