I canti di trincea
In trincea, come nelle piazze, si contava per farsi coraggio, per condividere la gioia di un pericolo scampato, per consolarsi della morte di un commilitone, per gioire di una vittoria o celebrare la fine della guerra. Nel canto cessavano i gradi e cresceva il senso di appartenenza ad un corpo, ad un battaglione, in definitiva alla Patria.
Ta-pum è uno dei canti alpini intonati durante la Grande Guerra. Era il canto dei minatori e degli emigranti che viene adattato alle vicende di guerra, in particolar modo ai sanguinosi attacchi operati al campo fortificato di Som Pauses nella zona dell’Alto Boite, sopra Cortina. Nel 1916 il canto raggiunge l’altipiano dei Sette comuni, dando vita ad una nuova versione ufficializzata dal Griffini nel suo canzoniere dal titolo ‘Canti di trincea’. Mentre si concludeva la V battaglia dell’Isonzo, nacque la versione più conosciuta: un bersagliere ciclista, Nino Picinelli, di fronte ai corpi mutilati e massacrati durante i feroci combattimenti sul Carso e nella zona di Oslavia, riscrisse il motivo arricchendolo di strofe.