L’identità salvata – Il ruolo degli Archivi di Stato nell’emergenza del terremoto
Tra gli archivi feriti dagli eventi sismici del 2016 c’è anche una ricca documentazione del periodo della Grande Guerra. Aver salvato gli archivi consente anche di recuperare la memoria storica di quel periodo della storia del nostro Paese. Se ne è parlato a Spoleto nel corso dell’iniziativa di studio ‘L’identità salvata’.
“L’identità salvata – Il ruolo degli Archivi di Stato nell’emergenza del terremoto”, è questo il titolo della pubblicazione curata da Rita Chiaverini e Giovanna Giubbini, edita dall’Archivio di Stato di Perugia e Fabrizio Fabbri editore, presentata a Spoleto il 1 dicembre 2017, presso la sezione di Archivio di Stato, alla presenza del sottosegretario al Ministero dell’Interno Gianpiero Bocci e del Presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria Donatella Porzi.
Dopo gli eventi sismici del 2016 gli archivi di Norcia, Preci, in provincia di Perugia, e una parte di quello di Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, sono stati messi in salvo nel complesso di San Matteo, sede della sezione di Archivio di Stato di Spoleto. Una difficile e rischiosa operazione che ha visto lavorare insieme i Vigili del fuoco, l’Esercito Italiano, i Carabinieri del nucleo tutela del patrimonio culturale, i volontari della Protezione Civile insieme ai funzionari della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Umbria e delle Marche e dell’Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario. La pubblicazione ha voluto documentare, soprattutto attraverso le immagini, l’impegno profuso per il recupero degli archivi, un particolare bene culturale che spesso non viene compreso per la sua importanza anche se la ricchezza degli archivi è immensa, insostituibile, inimitabile perché costituisce la stratificazione della memoria collettiva.
Sembrava una sfida impossibile, per i rischi, ma anche perché il trascorrere del tempo non era un alleato favorevole. Invece gli archivi sono in salvo grazie alla sinergia che si è creata nell’emergenza tra i diversi apparati dello Stato e il supporto dei volontari. Nei momenti che immediatamente seguono un terremoto, fra chi deve essere soccorso e i soccorritori, si crea un clima di immediata e istintiva collaborazione per raggiungere obiettivi immediati. L’urgenza dell’intervenire crea un agire comune, improntato più al fare che al dire. Questo clima non solo si è creato tra chi ha operato sul campo a Norcia, Preci, Visso, Arquata del Tronto, Amatrice, Accumoli ma si è trasferito anche negli Archivi di Stato, ultimo anello e punto di arrivo di una catena istituzionale che ha avuto come obiettivo primario quello di salvare, in Umbria, gli archivi delle comunità di Norcia, di Preci e di Arquata del Tronto.
Salvare il patrimonio archivistico è stato il primo passo per rimarginare la ferita aperta dal terremoto tra le carte d’archivio. Ma aver salvato questo patrimonio non basta. Bisogna già tracciare alcune ipotesi per il presente e soprattutto per il futuro.
Per il presente, per quanto riguarda l’Umbria la documentazione è al sicuro, fruibile agli studiosi, ai ricercatori, ai giovani studenti e ai tecnici ed è affidata alla passione e alla professionalità del personale della sezione dell’archivio di Stato di Spoleto che in uno spazio temporale breve, hanno fatto un lavoro enorme e faticoso recuperando, metro dopo metro, tutti gli spazi possibili del complesso di San Matteo per accogliere gli archivi feriti dal sisma. Anzi, hanno fatto molto di più, perché non ci si è limitati a riporre la documentazione sugli scaffali ma sono stati attivati anche progetti di restauro e di riordinamento delle carte d’archivio grazie ai contributi giunti dal Comune di Sant’Ambrogio Valpolicella in provincia di Verona, dalla Comunanza di Ocricchio, piccola frazione di Norcia, anch’essa lesionata dal sisma; dal Coordinamento dei Presidenti delle Assemblee legislative italiane, dal Consorzio BIM di Cascia. Particolarmente utili per la funzionalità dell’archivio poi sono risultati i contributi dell’Associazione Amici della Germania di Valfabbrica e di Marco Piersantelli.
Per il futuro, gli archivi torneranno nelle sedi di origine con la consapevolezza che il sisma del 2016 non sarà l’ultimo per il territorio e che, pertanto, sarà opportuno individuare sedi antisismiche ossia luoghi ‘sicuri’, come sicure dovranno tornare ad essere le case degli abitanti e gli edifici pubblici messi in ginocchio dagli eventi sismici del 2016. Non sappiamo quando questo accadrà ma solo allora si potrà dire che l’identità è salva perché verrà restituita alle popolazioni un tassello importante della loro storia e della loro cultura.
All’incontro del primo dicembre sono intervenuti Egildo Spada, Presidente del Consorzio Bacino Imbrifero Montano Nera e Velino; Alfiero Moretti, dirigente del servizio organizzazione e sviluppo del Sistema di Protezione civile Regione Umbria; Aniello Gennaro Nasti, tenente colonnello dei Carabinieri del nucleo tutela del patrimonio culturale di Perugia; Raffaele Ruggiero, direttore regionale dei Vigili del fuoco per l’Umbria; Carlo di Pasquale, Comandante Task force Genio 2 Esercito Italiano; Letizia Sebastiani, Direttore ICPAL; Maula Sciri, direttore Archivio di Stato di Ancona; Roberto Lorenzetti, direttore Archivio di Stato di Rieti; Luigi Rambotti, responsabile sezione Spoleto Archivio di Stato di Perugia, Rita Chiaverini, ispettore Archivistico Onorario; Paolo Bianchi e Maria Paola Bianchi, funzionari Archivi di Stato di Perugia.